Effetto Uncanny Valley: ci fa paura?
L’AI è parte integrante della vita quotidiana di ognunə di noi: accende al nostro posto le luci di casa, o quelle dell’albero di Natale, ci permette di pianificare un viaggio perfetto per i nostri interessi, fino ad essere un’alleata nel lavoro o nella ricostruzione cinematografica di personaggi, animali e anche di paesaggi. Rivedere vecchi classici come “Lo squalo” del 1975, o i primi film Marvel oggi ci fa spuntare certamente un sorriso.
Pensiamo a quanti passi in avanti la tecnologia ha fatto, in particolare nella creazione di robot e intelligenze artificiali che imitano l’essere umano in modo sempre più realistico. Tuttavia, questo avvicinamento ha dato origine a un fenomeno psicologico conosciuto come effetto “Uncanny Valley” (Valle Perturbante).
“Uncanny cosa?” Ok, niente spoiler, ma se sei curiosǝ di saperne di più, e capire meglio questo fenomeno insieme a noi, continua a leggere l’articolo.
Uncanny Valley: il fenomeno psicologico anche noto come… “La Valle Perturbante”
Mettiti comodǝ, per portarti a scoprire con noi questo fenomeno dobbiamo iniziare con un po’ di storia e qualche definizione.
Il termine Uncanny Valley fu introdotto nel 1970 da Masahiro Mori, un professore giapponese di robotica, per descrivere la reazione di disagio che le persone provano verso robot o simulazioni umane che sono quasi, ma non del tutto, realistiche. Questo fenomeno si verifica quando le caratteristiche umane di una macchina o di un’immagine sintetica sono abbastanza simili a quelle reali da sembrare familiari, ma al contempo presentano sottili differenze che risultano inquietanti.
Per dirla in breve l’Uncanny Valley è proprio quel senso di empatia iniziale verso un macchinario tecnologico che rappresenta fattezze umane, ma, più quelle somiglianze diventano verosimili e più l’empatia diminuisce, lasciando spazio al fastidio. Insomma quella sensazione che ci fa dire: “In effetti, questo personaggio è proprio creepy!”.
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La narrativa fantascientifica degli anni ’80, con film come “Blade Runner” e “Robocop”, ha spesso esplorato temi legati alla fusione tra uomo e macchina, riflettendo paure profonde riguardo alla possibilità che l’intelligenza artificiale possa prendere il sopravvento sull’umano, in una sorta di 1984 Orwelliano che diventa reale e tangibile. Questo significa che esiste un profondo rapporto, se vogliamo anche ancestrale, tra l’uomo e la macchina, che nel tempo ha trovato una strada di evoluzione culturale e psicologica, che ci porta fino all’oggi e a una nuova dicotomia tra essere umano e intelligenza artificiale generativa.
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Uncanny Valley: dove lo troviamo?
L’effetto “’Uncanny Valley” si manifesta in vari campi: film, come “The Polar Express”, e videogiochi con grafica iper-realistica hanno evidenziato come personaggi che sembrano “quasi umani” possano provocare disagio negli spettatori. Assistenti virtuali, robot o deepfake (tecnologia che permette l’animazione di volti o la riproduzione della voce attraverso le immagini), possono suscitare una sensazione di inquietudine, soprattutto quando le loro interazioni e rappresentazioni stridono o scimmiottano l’umano, facendo percepire che c’è qualcosa che non va.
Ma esattamente che cosa ci fa paura? Quello che non conosciamo o quello che non riusciamo a comprendere perché non sappiamo dove ci può portare o se può addirittura sostituirci?
Evitare l’Uncanny Valley è possibile?
Certamente, ma è necessario alfabetizzare le persone all’utilizzo delle AI in tutti i campi e le applicazioni, senza mai dimenticare che sono strumenti integrativi e migliorativi e mai sostitutivi dei processi così come nella loro applicazione pratica.
Scopriamo insieme alcuni esempi di successo che grazie alla strategia hanno evitato l’Uncanny Valley:
Avatar di iOS
Queste funzionalità di iOS permettono agli utenti di creare avatar animati che imitano le espressioni facciali: è stato scelto di utilizzare uno stile cartoonesco. La fluidità delle animazioni e la fedeltà alle espressioni umane rendono queste emoji piacevoli e divertenti, creando un legame di affinità.
Personaggi dei cartoni Pixar
I personaggi dei cartoni Pixar, come quelli in “Toy Story”, sono noti per la loro capacità di suscitare empatia e connessione emotiva. Pixar ha sviluppato uno stile di animazione che, pur essendo molto dettagliato, rimane stilizzato, mantenendo così una certa astrazione che rende i personaggi adorabili! Ma non è sempre stato così; infatti questo approccio, che evita l’Uncanny Valley, è maturato nel corso degli anni evolvendo nel tempo.
Virtual Influencer
Personaggi virtuali, come Lil Miquela, una influencer digitale con milioni di follower sui social media, sono progettati con un’estetica che, pur essendo dettagliata, rimane chiaramente non umana. Questo stile bilancia il realismo con un aspetto accettabile, evitando l’inquietudine dell’Uncanny Valley.
La stessa tipologia di approccio è stata usata per creare “Monna Lisa AI”, la virtual influencer che sta facendo molto parlare di sé.
Con un video sui social è stato annunciato il ritorno in Italia della celebre opera di Leonardo da Vinci, apparendo poi sui profili la Monna Lisa “in carne e ossa”, proprio come la immagineremmo ai giorni nostri. È però talmente evidente che si tratti di un prodotto comunicativo che l’Uncanny non si manifesta. Nel caso invece di @venereitalia23, la Venere Influencer che mixa le fattezze statiche dell’opera d’arte di Botticelli con quelle umane, senza però riprodurne le espressioni facciali, Il risultato è totalmente differente: con un’immagine che non è né umana né cartoon, l’effetto Uncanny è molto probabile!
A proposito se questo utilizzo dell’AI per i travel planner ti incuriosisce ne ha parlato Lidia Marongiu, la nostra CEO, in un recente articolo che trovi qui,
Assistenti vocali e servizi di AI generativa
Assistenti vocali, che interagiscono tramite comandi vocali, o servizi di AI generativa, che rispondono attraverso conversazioni scritte, evitano l’Uncanny Valley, poiché non hanno una rappresentazione visiva umanizzata. La loro intelligenza artificiale è focalizzata sulla comprensione e sulla risposta efficace alle richieste degli utenti, migliorando costantemente la user experience attraverso l’apprendimento.
Qual è allora la chiave del successo?
L’uso crescente dell’AI presenta tantissimi vantaggi ma ci pone anche davanti a nuove sfide. L’AI può infatti migliorare l’efficienza e la qualità della vita, ma c’è il rischio di una perdita di fiducia se le tecnologie avanzate generano sentimenti negativi. La sensazione di disagio può, infatti, ostacolare l’accettazione delle tecnologie e la loro adozione, creando barriere emotive e psicologiche.
La chiave del successo? In HappyMinds crediamo sia necessario trovare un approccio che renda le tecnologie friendly per gli utenti, anche nell’interfaccia. Per evitare l’effetto Uncanny Valley, è fondamentale adottare approcci di design che enfatizzano caratteristiche non umane o perfezionino il realismo.
Affrontare l’effetto Uncanny Valley richiede un’attenzione particolare all’etica, alla diversità, all’inclusività. Formazione, training e alfabetizzazione digitale, che per le menti felici sono valori ed elementi imprescindibili, possono portare ad adottare l’AI non solo come un trend, ma come uno strumento veramente utile per migliorare la società, il lavoro e il futuro, superando così bias e distanze.
Ora veniamo a te, che sei arrivatə fino a qui. Se questi argomenti ti hanno fatto riflettere, o ti hanno portatə a nuove domande, dubbi o perchè no, risposte, ci piacerebbe conoscere la tua opinione!
Come pensi si possano superare le barriere nell’utilizzo delle AI? Cosa invece ti entusiasma o ti spaventa?
Raccontacelo nel form che trovi qui sotto e discutiamone insieme, magari a un prossimo Flamingo Talks 🦩