Destagionalizzare il turismo? Basta è ora di stagionalizzare!

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Destagionalizzare il turismo? Basta è ora di stagionalizzare!

Lidia Marongiu

Tempo di lettura: 3 min

Destagionalizzare il turismo? Basta è ora di stagionalizzare!

Molto spesso quando si parla di turismo delle destinazioni si usa la parola destagionalizzare. Anzi molti piani di marketing e comunicazione si pongono l’obiettivo di “destagionalizzare i flussi turistici” o “destagionalizzare la destinazione stessa“. Una parola che nelle intenzioni di destination manager e assessorə si dovrebbe tradurre in strategie, investimenti, risorse, nuovi prodotti e creatività: in particolare per ideare eventi e iniziative che dovrebbero attrarre tutto l’anno (anche a novembre, ad esempio) le persone che invece arrivano attratte da ciò che si fa, si vive e si vede in stagione (cioè molto spesso estate). Una destinazione quindi dove arrivano visitatorə tutti i mesi dell’anno.

Nel linguaggio comune e nella maggior parte dei convegni dedicati al turismo, la Stagione (quella appunto con la S maiuscola) è l’estate: quindi l’obiettivo diventa spesso quello di allungare questa meravigliosa stagione attirando turisti e turiste anche nelle stagioni di spalla.

Chi lavora con me, colleghə e clientə in primis ma anche allievə di diversi corsi di formazione, conoscono molto bene la mia opinione sull’uso che si fa della parola “destagionalizzazione” in ambito turistico. Quando sono cortese solitamente la definisco una parolaccia e chiedo di non usarla nei documenti o nelle strategie che elaboriamo.

Provo a spiegare garbatamente perché.

Innanzitutto perché trovo davvero ingiusto che due delle più belle stagioni dell’anno, la primavera e l’autunno, nel contesto di questa dissertazione vengano quasi sempre declassate a “stagioni di spalla” (secondo me anche Vivaldi la penserebbe così) con il ruolo ancillare di chi dovrebbe sorreggere e potenziare la regina estate.

La seconda ragione è data da tutto ciò che da anni vediamo come risultato delle tante strategie di destagionalizzazione fatte: presepi in spiaggia, eventi finalizzati a portare le persone al mare a novembre, piste di pattinaggio su ghiaccio nelle località di mare (ma non dovevamo diventare più sostenibili?), campagne di comunicazione costosissime che però hanno impattato poco o niente nel grafico annuale, con una mega montagna di presenze tra fine giugno e fine agosto e il resto linea piatta.

La terza ragione è di pura sensibilità linguistica. Il prefisso de-, soprattutto se accompagnato a un verbo e in molte voci di origine latina, ha quasi sempre un valore poco simpatico e negativo. Provate a scrivere i primi cinque verbi che vi vengono in mente con il prefisso de- e ve ne accorgerete: ad esempio deportare, decurtare, derattizzare, demoralizzare, detrarre. Brutto no? E anche destagionalizzare a me fa pensare a una sottrazione di valore piuttosto che una aggiunta. Quasi che quel DE si portasse via il bello che invece c’è in ogni stagione.

La quarta e ultima ragione è ancora di tipo linguistico e ci serve per restituire dignità e autorevolezza a questa (da me) vituperata parola. Destagionalizzare ha infatti un preciso significato peraltro applicabile a diversi settori e contesti. Significa infatti “Eliminare da un determinato fenomeno gli effetti prodotti da fattori stagionali” e “In statistica e in economia, eliminare (utilizzando medie mobili o altre opportune procedure di calcolo) dai dati grezzi relativi all’andamento nel tempo di un determinato fenomeno gli effetti prodotti su di esso da fattori stagionali ricorrenti”.

Quindi il termine destagionalizzare non significa vendere in inverno ciò che le persone cercano in estate. E neppure pensare di avere estati che non finiscono mai, che tanto ci sono anche i Righeira che da oltre 40 anni ci ricordano che l’estate prima o poi finisce. E non serve neppure manovrare il climate change approfittando dell’innalzamento della temperatura per vendere il mare a marzo.

E allora cosa serve direte voi? Facile, serve togliere il DE. E con quello che rimane, fare con il turismo un omaggio e un tributo alla bellezza di ogni stagione.

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Siccome non voglio lasciarvi con il DE in mano, eccovi 5 consigli per imparare a stagionalizzare:

  1. Avere proposte adatte e coerenti per ogni stagione in termini di clima, temperature, emozioni, mood. 
    1. Siamo esseri umani e in quanto tali siamo un condensato di emozioni che a seconda del periodo dell’anno vive di desideri e aspettative diverse. Perché a volte nel turismo ci dimentichiamo che ognunə di noi può essere 10, 100 o 1000 traveller personas diverse?
  2. Esplorare nuovi target, nuovi mercati, nuovi viaggiatorə
    1. Da qualche parte c’è chi desidera la nostra destinazione anche se fuori piove, il mare è grigio e gli ombrelloni sono chiusi. I viaggiatorə che vengono in estate nella nostra destinazione potrebbero non essere interessatə a venirci anche in inverno, autunno e primavera. Quindi non basta provare a vendere l’autunno a clienti che da 20 anni comprano il nostro mare, dobbiamo trovare clientə che vogliono il NOSTRO autunno. Quindi? vai al punto 3.
  3. Valorizzare il ciclo della natura progettando esperienze in cui i viaggiatorə possono fare cose che non possono fare in altre stagioni e       proprio per questo sono percepite come più preziose
    1. Vi ricordate quando il Natale durava giusto una manciata di giorni e non iniziava il 10 settembre? Ecco, pensate a quanto aspettavamo con ansia e trepidazione quei giorni. E ora immaginate di aspettare e di poter fare una sola volta l’anno la raccolta delle olive, la produzione del vostro olio, la raccolta delle castagne, la caccia al tartufo, il foliage, la raccolta dei papaveri, le sagre etc etc. Impariamo a creare experience e strategie che valorizzano quello che c’è in ogni stagione e avremo un catalogo all season straordinario!
  4. Effetto WOW ed esperienze super a tutti costi possono continuare a funzionare, ma serve anche …la normalità!
    1. Non percepite attorno a voi un forte desiderio di calma, detox, meditazione, contemplazione, normalità e benessere? Avete mai parlato con qualcunə che cerca luoghi di socialità e retreat dove fare amicizie, guardare il mare e lavorare da nomade digitale? Beh, mettetevi in ascolto perché le sensibilità delle persone viaggiatrici sono in forte cambiamento e le emozioni sono il serbatoio più grande del processo di STAGIONALIZZAZIONE.

Se siete arrivatə sin qua con la voglia di contestare ogni parola che avete letto, scrivetemi sarà un piacere parlarne insieme. Se invece anche voi siete del team in difesa delle stagioni del turismo, e volete conoscere il consiglio numero 5, scrivetemi e organizziamo un mega raduno nella stagione che preferite… partendo da una “rapida e sostenibile” call

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Lidia, CEO & Founder di Happy Minds, è formatrice e consulente di marketing e comunicazione dal 1999, specializzata in progetti di marketing turistico e territoriale con esperienze in diverse regioni d’Italia. Audit, ricerca e analisi, benchmarking, business model, brand purpose, brand positioning, ecosistemi digitali, coaching e formazione sono le sue competenze specifiche.

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