La semplicità del viaggio sostenibile
“Clima: 18 mesi per salvare il pianeta”, “Allarme ghiacciai alpini: dimezzati in cento anni”, “Siberia in fiamme e non solo, aspettiamo di estinguerci per dichiarare l’emergenza climatica?”.
Sono solo alcuni dei titoli che si leggono in questi mesi sui media.
Sono stati lanciati allarmi in ogni angolo del pianeta e qualcosa ha cominciato a muoversi, seppur poco e lentamente: i governi stanno prendendo provvedimenti e i media stanno diffondendo sempre più notizie. Le persone oggi iniziano a vedere e misurare l’impatto delle proprie abitudini sul pianeta, e così alcuni timidi segnali di responsabilità individuale e collettiva iniziano a intravedersi.
La Norvegia è la nazione con il maggior numero di auto elettriche, e punta a diventare completamente libera dai combustibili fossili. In Kenya sono stati vietati i sacchetti di plastica, con pene e multe severe per chi non dovesse rispettare il divieto. La Costa Rica è in prima fila per la tutela della biodiversità e quasi la totalità dell’energia che utilizza proviene da fonti rinnovabili. In Italia invece le città attive sul piano della Mobilità Sostenibile sono 150 e i cittadini sono oltre il 40% del totale della popolazione. La strada è ancora lunga e in salita, ma un costante lavoro di sensibilizzazione porterà grandi risultati.
Anche i viaggiatori stanno cambiando e sono più sensibili, specialmente quelli compresi tra 18 e 25 anni. Le nuove generazioni si sentono più toccate dai problemi climatici che dobbiamo affrontare e scelgono di viaggiare responsabilmente.
Secondo il rapporto di Booking.com sui trend del 2019 hanno un ruolo fondamentale la volontà di eliminare la plastica e l’interesse per un viaggio sostenibile, oltre al bisogno di personalizzazione e alla ricerca di esperienze (di cui ci parla Michele in questo post).
Ma che cosa si intende per turismo sostenibile?
Secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo, il turismo sostenibile soddisfa i bisogni dei viaggiatori e delle regioni ospitanti e protegge e migliora le opportunità per il futuro. In altre parole, il turismo è sostenibile quando contribuisce al benessere delle popolazioni locali.
L’86% degli intervistati afferma che dedicherebbe del tempo ad attività che riducono al minimo l’impatto ambientale del proprio soggiorno. Il 37% invece si dice disposto a raccogliere spazzatura dalle spiagge o da un’attrazione, come nel caso del Festival ITACA che sarà a Ravenna dal 19 al 22 settembre. Qualcosa quindi si sta muovendo davvero, ma quali sono le priorità per chi viaggia responsabilmente?
Viaggiare responsabile: i nuovi bisogni dei turisti
Spostarsi con i mezzi pubblici, in bicicletta o a piedi quando possibile, trovare un alloggio che utilizzi fonti energetiche rinnovabili e che differenzia i rifiuti, mangiare prodotti locali, bio e a km 0.
Un altro importante elemento dell’inversione di rotta di cui vi parlo è apportare reali benefici alla popolazione locale.
Quando si prenota un pacchetto tramite un tour operator, spesso meno del 10% del prezzo che paghiamo finisce nelle mani dei locali. Un altro trend dell’ultimo anno è proprio la volontà di esplorare nuovi posti, che ha contribuito moltissimo a ridurre le formule all inclusive e incentivare le spese direttamente sul posto aiutando l’economia locale.
Viaggiare ad impatto ambientale zero è quasi impossibile, però ci sono tanti altri accorgimenti che ci possono aiutare a trarre benefici dalle popolazioni locali restituendo a nostra volta un vantaggio o beneficio.
La ricchezza che si ricava da un viaggio è proprio quella di conoscere persone, culture e lingue differenti.
E allora nei nostri viaggi ricordiamoci di dedicare tempo e spazio per parlare con le persone del posto, scoprire come prepapare un piatto tipico, familiarizzare con diversi modi di dire e di fare e soprattutto costruire relazioni basate sullo scambio e l’ascolto reciproco. Ogni viaggio ha sempre dentro di sé una componente di destino e umanità oltre che di destinazione. Ed essere umani è il primo passo verso un viaggio sostenibile.
Alice Curti