Fare turismo esperienziale è facile (se sai come farlo)
Cos’è il turismo esperienziale? Perché se ne parla sempre più spesso? Come si crea un’experience?
Per capire l’importanza di questo concetto nel mercato odierno, facciamo un passo indietro e ripercorriamo brevemente le tappe del turismo moderno.
Dal turismo elitario, nato intorno al 1600, siamo arrivati negli anni ‘90 al turismo di massa. Il turismo di massa è proprio ciò che ci suggerisce il nome, ovvero un gran numero di persone che vanno in vacanza nella stessa destinazione nello stesso periodo a prezzi medio-bassi.
Nonostante il turismo di massa sia presente e importante ancora oggi, negli ultimi anni stiamo assistendo al desiderio dei viaggiatori (soprattutto Millennials) di recarsi in nuovi luoghi, di entrare in contatto con diverse culture, di fare esperienze indimenticabili. Insomma, di viaggiare per vivere emozioni.
La diffusione dei social network, inoltre, ha incentivato l’interesse a vivere nuove esperienze e a condividerle con i propri amici e follower.
Dati alla mano, il mercato delle esperienze di viaggio, o travel experience, sta crescendo di anno in anno: secondo TripAdvisor nel 2018 le prenotazioni di tour tematici e culturali sono cresciuti del 45% a livello mondiale e del 59% in Italia.¹
L’ampio spazio che TripAdvisor, così come Airbnb, sta dando alla vendita di experience ci fa capire in quale direzione si sta muovendo il mercato turistico mondiale.
Ma quali sono queste experience tematiche?
La più richiesta in assoluto è “Samurai a Kyoto”, ma nei primi posti della top ten troviamo anche un tour dei fantasmi, un’esperienza con la geisha, una visita ad un centro di effetti speciali e un tour cioccolatoso (sì, hai capito bene: cioccolatoso). Esperienze in cui l’attrazione principale, anche se fondata su storie e tradizioni, è stata creativamente costruita (o davvero pensate che Charleston sia piena di fantasmi?).
Ma allora perché fare turismo esperienziale dovrebbe essere facile?
Beh, non lo è. O almeno non per tutti.
Pensate infatti alla grande ricchezza storica, culturale, enogastronomica e naturalistica che c’è in Italia. Se alcune delle experience più vendute al mondo sono basate su attrazioni inventate, immaginate quanto potrebbero essere richieste delle experience che facciano entrare nel cuore della reale cultura italiana!
Grazie a questo trend, anche piccoli centri lontanissimi dall’essere definiti mete di turismo di massa possono diventare delle vere e proprie destinazioni puntando sulle loro specificità.
Escursioni nella natura, tour culturali, attività sportive, lezioni di cucina, degustazioni e tradizioni locali sono esempi di experience realizzabili senza doversi inventare nulla e, soprattutto, sempre più richieste dai viaggiatori.
Con i giusti mezzi, poi, ci si può sbizzarrire inventandosi un gioco che faccia vestire ai viaggiatori i panni di nobili per visitare un borgo, come nel caso di “Paolo e Francesca: intrighi a Gradara” (in questo podcast Vito ne parla con il suo creatore).
Oppure si possono prendere servizi già presenti sul territorio, come un picnic in collina o un tour di barca, e farli diventare parte di una destinazione multi-experience, come sta facendo Romagna Welcome con Rimini.
In qualsiasi modo ci si approcci al turismo esperienziale, il principio fondante delle travel experience è l’immersione del viaggiatore nella cultura locale, a stretto contatto con le persone che vivono la destinazione ogni giorno.
E il frutto di questa condivisione è il ricordo che rimarrà per sempre nel cuore del viaggiatore.
Michele Santoro
¹ https://tripadvisor.mediaroom.com/press-releases?item=126110
Pingback: Turismo sostenibile: i nuovi bisogni dei viaggiatori - Happy Minds Srl