L’importanza dei font nella comunicazione

 

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Sicuramente uno degli aspetti più importanti per strutturare un buon progetto di identità visiva è la scelta del font.

Per chiunque si occupi di progettazione e comunicazione visiva è fondamentale conoscere i font, la loro storia, le peculiarità e tutte le caratteristiche che differenziano un font da un altro prima di decidere consapevolmente quale tono di voce si vuole dare al proprio progetto o alla propria azienda.

Ci sono moltissimi siti, guide online e libri che parlano dei font, delle differenze e della loro storia, per questo motivo non voglio parlarvi delle origini dei font e delle loro differenze, ma cercherò di concentrarmi su un argomento ben preciso. Fino a che punto un font può influenzare un progetto di corporate identity?

Per indagare su questo aspetto, prenderò in prestito un esempio tratto dal libro di Simon Garfield “Sei proprio il mio typo”  che consiglio sia a chi vuole approfondire l’argomento, sia a tutti i professionisti del settore.

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Il Cooper black è sicuramente uno di quei font che può essere usato per qualunque cosa possa sembrare tenera, simpatica, semplice, affidabile e rassicurante come easyJet.

“… Le scritte sulle fiancate degli aerei avevano implicato raramente l’idea del divertimento ( «siamo come voi! salite a bordo! ») prima che easyJet facesse un tentativo in questa direzione. Il suo branding tipografico è cosi forte che nessuno è riuscito ad imitarlo. Il branding dell’easyJet si estese ben presto agli altri prodotti del gruppo easyGroup e fu oggetto di discussione nella dichiarazione degli obbiettivi a lungo termine dell’azienda.

La nostra identità visiva, soprannominata «GetUp», è una parte essenziale della licenza di marchio easyJet ed è definitiva! Si delinea come segue:

1. Lettere bianche su fondo arancione (Pantone 021c su materiali di stampa lucidi; su altre superfici l’equivalente più simile possibile)

2. Nel font Cooper Black (niente grassetti, corsivi, contorni o sottolineature) con la parola «easy» in minuscolo, seguita (senza spazio) da un’altra parola…”.

Ecco un grande esempio di come un font possa dare voce ad un intero brand!

Ovviamente, ho scelto un esempio di brand identity più unico che raro, per chiarire quanto la scelta del font “corretto” possa essere incisiva.

Ora immaginiamo per qualche istante che la stessa easyJet avesse scelto per il tono di voce della sua corporate identity un font diverso, come può essere il Frutiger bold, progettato da Adrian Frutiger nel 1968.

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Ecco come in un secondo l’intero messaggio cambia!

Magari solo perché al progettista o al committente piaceva il Frutiger come font e non si stava preoccupando di tutto il resto.

In questo caso easyJet più che rappresentare simpatia, semplicità e tenerezza; rappresenta razionalità, pulizia, proporzione e leggibilità. Questo perché il Frutiger è stato ideato proprio per esprimere quelle caratteristiche; infatti Adrian Frutiger lo ha progettato per uno scopo ben preciso: la realizzazione della segnaletica interna dell’aeroporto Charles De Gaulle.

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Questo font è incredibilmente adatto per i progetti di segnaletica, proprio grazie alla sua grande leggibilità! Quindi se non sapete quale font scegliere e non volete sbagliare il vostro progetto di segnaletica, vi consiglio di optare sempre per il Frutiger 😀

Per quanto mi riguarda, progetterei qualsiasi cosa in Frutiger perché lo amo particolarmente, ma come dico sempre quando progetto la brand identity di un’azienda, il gusto personale (sia del grafico che del committente) non deve mai influenzare un progetto di branding. Al contrario ogni brand deve riflettere su cose più importanti come:

  • Il font scelto è adatto o no per il tono di voce che voglio dare al mio brand?
  • Comunica quello che ho in mente per il mio brand?
  • Funziona o non funziona per il mio progetto o la mia azienda?

Nel team di Happy Minds siamo molto attenti al giusto tono che un progetto o un’azienda deve avere per comunicare al meglio la propria identità e sperimentiamo ed indaghiamo ogni giorno, in maniera trasversale su ogni aspetto legato ad esso. Se ancora non l’avete letto, vi consiglio di dare un’occhiata anche all’articoloIl tuo brand che voce ha? scritto dalla mia collega Maria Teresa Amodeo, che indaga da un punto di vista totalmente diverso ma assolutamente trasversale su questo tema.

Francesco Paolo Cusimano

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Written by:

Francesco, Art Director & Brand Designer di Happy Minds, è specializzato in graphic, brand, logo, web e UX design con esperienza nei settori turismo, territorio, food, arte, cultura e design.

2 Comments

  • Alessandro

    Non avevo mai pensato a questo aspetto, in effetti nell'esempio easyJet è chiarissimo e salta subito all'occhio, anche per chi come me è totalmente inesperto sull'argomento. Grazie per l'articolo

    • Francesco Cusimano

      Ciao Alessandro, ti ringrazio per il commento e sono contento che l'articolo ti sia piaciuto. I font sono da sempre una delle mie più grandi passioni e nel mio lavoro saperli scegliere è fondamentale. Nei prossimi articoli, troverai tante altre curiosità sulla brand identity. Se hai domande o curiosità fammi sapere, potrei usarle come spunto per un nuovo articolo :). Grazie mille, Francesco

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